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Il virologo Giulio Tarro a ZetaNews: “Il virus potrebbe diventare stagionale. Governo, tempistiche poco felici”

In esclusiva abbiamo interpellato il noto virologo sull’emergenza che imperversa in Italia da tempo, cercando di capire al meglio le sue idee che vanno in controtendenza con la gran parte della comunità scientifica

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Virologo Tarro
Foto: meteoweb.eu

L’epidemia da Coronavirus ha bloccato dapprima l’Italia e poi il resto del mondo. Ad oggi sembra che la fase più acuta sia passata, ma non sappiamo ancora cosa succederà con la riapertura generale delle attività del Paese. Abbiamo intervistato il noto virologo Giulio Tarro, ponendogli alcune domande su quanto riguarda l’arrivo dell’estate, sull’evoluzione della pandemia e sulle precauzioni migliori da adottare nella cosiddetta ‘fase due’.

Il dottor Giulio Tarro: “Col caldo dovrebbe tornare tutto alla normalità. Fondamentale buon senso”

Dottor Tarro, quando potremo dire di essere completamente fuori dall’emergenza? “In estate, quasi sicuramente, saremo abbastanza immunizzati e non ci sarà motivo di restare ancora agli arresti domiciliari forzati. Col caldo tutto dovrebbe tornare alla normalità. Non a caso le latitudini africane, come dimostrato da studi scientifici recenti, non consentono una diffusione massiccia ed estesa del Sars-Cov2: ci sono solo piccole endemie qua e là. Le posso dire inoltre che, secondo uno studio inglese, più del 60% degli italiani è stato contagiato ed ha sviluppato gli anticorpi. Per il prossimo autunno noi saremo, in larghissima parte, naturalmente immunizzati. La ‘fase due’ inizia a maggio, quindi già a giugno, con il caldo e con l’estate non dovrebbero esserci più grossi problemi“.

Secondo lei, dottore, fino a quando dovranno essere utilizzati i dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine? “Le mascherine le devono portare solo i malati e i contagiati, ovviamente poi adesso vengono prodotte e allora ecco che le disposizioni sono: mascherine per tutti! È fondamentale il buon senso“.

Il virologo Giulio Tarro: “Vaccino? Ci vogliono 18 mesi”

Si parla quotidianamente del vaccino, con possibili sperimentazioni sull’uomo già a breve ed una sensibile riduzione dei tempi di produzione. Quanto tempo ci vorrà effettivamente per averlo? “Per fare un vaccino ci vogliono in genere 18 mesi. Nel caso del Sars Cov 2 questi tempi potranno essere più brevi, in quanto l’Oms ha dichiarato la pandemia, ma ripeto: il termine è di 18 mesi“.

Recentemente hanno fatto scalpore le sue dichiarazioni su di una possibile scomparsa del virus in estate. Le analogie con la Sars sono numerose. Anche il Covid-19 scomparirà così? “Dobbiamo tener presente che tutti i virus mutano; e non, inevitabilmente, in peggio per noi. Il Coronavirus responsabile della famigerata epidemia SARS del 2002-2003, ad esempio, si direbbe scomparso dalla scena. Non vedo perché la stessa cosa non potrebbe succedere per il Covid-19. Il panico ha impedito ai medici di base di recarsi a casa dei pazienti; pazienti i quali, perciò, spesso indiscriminatamente, sono stati trasportati in sempre più affollati reparti a morire per infezioni ospedaliere. Che già, in Italia, si portano via 50.000 persone all’anno. Posso dirle convintamente che il Covid 19 potrebbe sparire completamente come la prima SARS, ricomparire come la MERS, ma in maniera localizzata o, cosa più probabile, diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino“.

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Il dottor Giulio Tarro: “La situazione si risolverà per l’estate. Dal governo tempistiche poco felici”

Restando in tema estate, lei ha spesso fatto riferimento alla questione degli ambienti chiusi. Con l’estate come ci comporteremo? La stagione estiva è a serio rischio, o ci sono possibilità che tutto vada per il meglio? “Secondo me la situazione si risolverà per l’estate. Il virus per diffondersi ha bisogno di spazi chiusi, scarsa ventilazione o sistemi di aria condizionata, temperature basse o umide. Il mare e la spiaggia sono l’esatto contrario di questo microclima propizio. Noi dobbiamo usare le armi di questo paese, il sole e il mare, per aiutarci a guarire“.

Siamo alle porte della Fase 2. Qual è secondo lei la miglior strategia da adottare per la riapertura delle aziende? Quali attività, da un punto di vista strettamente medico, potrebbero comportare minori rischi per la popolazione, e quindi potrebbero essere aperte prima, e quali invece dovranno aspettare? “Fermo restando che il problema va visto sempre in ottica europea, ritengo che quelle del governo italiano siano misure decise con una tempistica poco felice: varate in ritardo sull’effettiva convenienza ma al momento giusto, per aumentare stress e panico. Sarebbe stato opportuno per esempio pensare per tempo a un raddoppio dei reparti di terapia intensiva: lo ha fatto la Francia, che pure ha meno casi da gestire. Pensi che negli Stati Uniti, già a partire dal 2 febbraio scorso, è stata ripristinata la quarantena federale (i quindici giorni di isolamento cautelativo) per coloro che venivano dalla Cina o che avevano avuto rapporti con i cinesi. Questo, naturalmente, non esclude che il Coronavirus sarà anche lì, ma credo che la situazione non verrà affrontata nel modo con cui la stiamo affrontando noi. Pertanto dobbiamo adeguarci all’Europa con la riapertura di tutte le aziende senza sperequazioni di sorta non giustificate sul piano medico“.

Nato ad Avellino nel maggio '95 è un giornalista, attivista antimafia e talvolta scrittore un po' troppo malinconico. Grande appassionato di sport, divoratore di libri e ascoltatore incallito dei Pearl Jam.

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