Politica
Referendum 2025, il quorum non è stato raggiunto: affluenza ferma al 30,6%
La partecipazione resta bassa in tutta Italia. Salvini esulta, Schlein e Conte rivendicano alcuni aspetti politici. Divisione sul quesito cittadinanza, mentre il tema del lavoro torna al centro del dibattito

Il quorum non è stato raggiunto per il referendum 2025. L’affluenza nazionale si è fermata al 30,6%, troppo lontana dal 50%+1 degli aventi diritto necessario per rendere validi i cinque quesiti sottoposti al voto. Eppure in alcune zone del Paese, a cominciare da Roma, la partecipazione è stata superiore alla media: nella Capitale si è arrivati al 33,97%, con diversi quartieri che hanno superato la soglia simbolica del 50%.
Un risultato che, pur decretando l’inefficacia formale del referendum dell’8 e 9 giugno, ha comunque riacceso il dibattito politico. Da destra a sinistra, i commenti non si sono fatti attendere: tra chi esulta per il mancato quorum e chi rivendica la forza politica dei milioni di cittadini che si sono comunque recati alle urne.
Un’Italia spaccata sull’affluenza
Guardando nel dettaglio ai dati territoriali, il Lazio — con il suo 31,87% di affluenza — si colloca sopra la media nazionale. Spicca in particolare Roma, con il già citato 33,97%, mentre nelle altre province la partecipazione è stata più bassa: Latina al 24,57%, Rieti al 28,33%, Frosinone al 27,19%, Viterbo al 26,40%.
A livello nazionale la regione più virtuosa è stata la Toscana, che ha sfiorato il 40% (39%), seguita da Emilia Romagna (38%) e Liguria e Piemonte (circa 34,5%). In fondo alla classifica figurano invece il Trentino Alto Adige (22,5%), Calabria e Sicilia (22-23%).
Il voto sui quesiti: spaccatura sulla cittadinanza
Se il quorum non è stato raggiunto per il referendum 2025, è interessante analizzare anche l’esito dei voti espressi. I quattro quesiti sul lavoro hanno registrato una netta prevalenza di sì: 87,59% per il reintegro nei casi di licenziamento illegittimo, 85,85% su licenziamenti e limite indennità, 87% sulla tutela dei contratti a termine e 84,86% sulla responsabilità per gli infortuni sul lavoro.
Molto più divisivo invece il quesito sulla cittadinanza. La proposta di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per ottenere la cittadinanza italiana ha raccolto circa il 60-65% di sì, con un consistente 35-40% di no. In alcune regioni, come il Lazio, il sì ha raggiunto anche il 67%, ma il dato nazionale evidenzia una spaccatura profonda su questo tema.
La politica si divide sul risultato
Il fatto che il quorum non sia stato raggiunto per il referendum 2025 è stato subito commentato dai principali leader politici.
Matteo Salvini, leader della Lega, ha parlato di “una sconfitta per una sinistra che non ha più idee”, ribadendo la necessità di regole più severe sull’ottenimento della cittadinanza: «La cittadinanza non è un regalo, serve conoscere, rispettare e amare la legge, la lingua e la cultura del Paese che ti ospita».
Di tono opposto il commento della segretaria del Pd Elly Schlein, che ha denunciato una campagna di boicottaggio e ha rivendicato il numero di votanti: «Hanno votato più persone di quelle che hanno mandato Meloni al governo nel 2022».
Anche Giuseppe Conte, leader del M5S, ha sottolineato il peso politico del voto: «Portate rispetto ai circa 15 milioni di cittadini che hanno votato. Più di 12 milioni hanno chiesto maggiori tutele per i lavoratori».
Il leader di Azione Carlo Calenda ha invece colto l’occasione per invocare una revisione della disciplina referendaria: «Con le firme digitali rischiamo decine di referendum l’anno che non raggiungono il quorum. Così si svaluta il Parlamento».
Critico anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «I quesiti sul lavoro erano ideologici e rivolti al passato. Il centrosinistra per vincere deve parlare di futuro».
Mariastella Gelmini (Noi Moderati) ha parlato di una debacle per la sinistra: «I referendum si sono trasformati in un boomerang per le opposizioni».
Landini: «Obiettivo mancato, ma milioni chiedono risposte»
Fra i primi promotori ad intervenire dopo la chiusura dei seggi, il segretario della CGIL Maurizio Landini ha riconosciuto: «Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum. Non lo abbiamo raggiunto, ma 14-15 milioni di persone hanno chiesto un cambiamento e il tema del lavoro è tornato al centro del dibattito».
Anche per Riccardo Magi (+Europa), il tema vero è l’attuale regolamento referendario: «Ha vinto l’astensionismo organizzato. Il quorum oggi è diventato un ostacolo alla democrazia e proporremo di abolirlo».
Il dibattito proseguirà in Parlamento
Se è vero che il quorum non è stato raggiunto per il referendum 2025, è altrettanto vero che il risultato ha rimesso in circolo questioni politiche che ora dovranno essere affrontate nelle sedi parlamentari. In particolare, il tema della cittadinanza e quello delle tutele per i lavoratori sono destinati a restare al centro del confronto tra governo e opposizioni.
Come ha sottolineato ancora Landini: «I problemi che abbiamo posto con il referendum rimangono sul tavolo».
E per milioni di elettori — che hanno scelto di andare alle urne — la partita è tutt’altro che chiusa.