Cronaca
USA, Donald Trump avverte Teheran: ultimatum definitivo all’Iran
Il presidente Usa chiede la resa incondizionata, Khamenei minaccia “danni irreparabili”. Il Pentagono pronto all’intervento, diplomazia internazionale al lavoro

La tensione tra Stati Uniti e Iran raggiunge un nuovo apice. Nelle ultime ore il presidente americano Donald Trump ha dichiarato pubblicamente di aver offerto a Teheran l'”ultimatum definitivo”, chiedendo una resa incondizionata per fermare l’escalation militare che coinvolge Israele e la Repubblica Islamica. Una dichiarazione che, insieme ai raid israeliani e alle minacce reciproche, rischia di avvicinare il conflitto mediorientale a una fase estremamente pericolosa.
Il Pentagono pronto all’intervento militare contro l’Iran
Il leader Usa, in conferenza stampa alla Casa Bianca, ha precisato che non ha ancora deciso se autorizzare un intervento diretto degli Stati Uniti, ma ha lasciato intendere che l’opzione militare resta concreta. “Potrei attaccare o no, ma certo non lo dirò a voi”, ha risposto ai cronisti. Il Pentagono, dal canto suo, ha confermato tramite il segretario alla Difesa Pete Hegseth che l’esercito americano è pronto ad eseguire qualsiasi ordine presidenziale.
Israele colpisce i simboli del regime iraniano
L’ultimatum americano arriva mentre l’offensiva israeliana contro l’Iran si intensifica. Tel Aviv ha colpito duramente infrastrutture militari, siti nucleari e simboli del potere teocratico iraniano. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato che l’aeronautica ha distrutto la sede della sicurezza interna del regime a Teheran, definendola “il principale braccio della repressione del dittatore iraniano”. Parallelamente, gli scontri proseguono anche a Gaza, dove l’esercito israeliano continua l’avanzata contro Hamas.
Khamenei rifiuta la resa: “Conseguenze irreparabili”
La risposta di Teheran non si è fatta attendere. La Guida Suprema Ali Khamenei, i cui poteri sono stati dati ai pasdaran, in un discorso televisivo dal tono insolitamente dimesso, ha ribadito che “l’Iran non si arrenderà mai” e ha avvertito gli Stati Uniti delle possibili “conseguenze irreparabili” in caso di attacco. Parole che riflettono la difficoltà del regime, duramente colpito militarmente e politicamente, ma intenzionato a mantenere alta la sfida.
La situazione sul campo è estremamente fluida. Gli attacchi reciproci proseguono anche sul piano cyber: gruppi di hacker filo-israeliani hanno rivendicato un nuovo attacco contro la principale piattaforma iraniana di criptovalute, mentre l’Iran annuncia blackout e problemi di connessione in tutto il Paese.
I repubblicani divisi sull’eventuale guerra Usa-Iran
Intanto, lo stesso Trump ha lasciato aperto uno spiraglio, dichiarando che un accordo con Teheran “è ancora possibile” e che l’Iran avrebbe manifestato la volontà di negoziare. Dichiarazioni smentite con forza dalla missione iraniana all’ONU: “Non negoziamo sotto costrizione, e certamente non con un guerrafondaio”.
A complicare ulteriormente il quadro è la spaccatura interna allo stesso Partito Repubblicano: l’ala Maga chiede a Trump di non coinvolgere militarmente gli Stati Uniti e di mantenere la promessa dell'”America First”, mentre i falchi al Congresso e nel Pentagono spingono per un’azione più decisa.