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Attualità

La cronaca contemporanea e l’eroe che non può esistere: la vicenda del London Bridge

L’eroe-assassino frutto del sensazionalismo della stampa è ben lontano dal paradigma e dai valori che dovrebbe rappresentare

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Attentato London Bridge

Il giornalismo (italiano e non) molto spesso si lascia andare al sensazionalismo nella narrazione di una vicenda dai caratteri straordinari, cioè fuori dall’ordinario della nostra quotidianità. Molto spesso a questo si accompagna un abuso della parola ‘eroe’, associata a quelle persone che, per istinto o per coraggio, riescono a risolvere una situazione drammatica o pericolosa.

È il caso dell’uomo che ha fermato l’aggressore di Londra, il 28enne Usman Khan che il 26 novembre ha ucciso due passanti e ferito tre uomini, di cui due in condizioni stabili. James Ford, acclamato come eroe da varie testate giornalistiche di caratura nazionale, nel momento del salvataggio sembra che si trovasse in permesso premio, essendo stato condannato a 15 anni di carcere per l’uccisione di una ragazza con difficoltà di apprendimento.

Se è vero che un reato non dovrebbe definire la persona, è anche vero che, nell’immaginario collettivo, la figura dell’eroe non ci rimanda direttamente a un uomo che si è macchiato di un’azione così negativamente fuori dall’ordinario.

L’eroe è un paradigma, un modello che ci ispira a fare meglio, a vivere meglio. Se nessun uomo è perfetto e nessuna vita è priva di azioni negative, potremmo lasciare la figura dell’eroe al mondo mitico dei classici o a quello dei supereroi di Marvel, cercando di liberare il mondo del giornalismo da questo processo di selezione e d’identificazione dei modelli del nostro tempo.

Nata a Nocera Inferiore il 3 dicembre 2000, è giornalista praticante presso ZetaNews. Diplomata al Liceo Classico "Marco Galdi" nel 2019, dallo stesso anno è studentessa di Lettere Classiche presso l’Università degli studi di Salerno. Appassionata di scrittura creativa, ha partecipato a diversi concorsi letterari: nel 2016 si è classificata terza al concorso “le parole sono ponti” e nel 2019 si è classificata seconda al Premio Badia di Cava De’ Tirreni. Ama i libri, l’arte e raccontare le ingiuste condizioni del patrimonio artistico della città in cui vive. “Figlia” del Pirandello giornalista, cerca di non fermarsi mai alla narrazione superficiale degli eventi. «E mentre il sociologo descrive la vita sociale qual essa risulta dalle osservazioni esterne, l’umorista armato del suo arguto intuito dimostra, rivela come le apparenze siano profondamente diverse dall’essere intimo della coscienza degli associati». (Pirandello, saggio sull’umorismo)

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