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Cronaca

Calcio, il presidente dell’Aia Nicchi: “Minacciati con pallottole”

Grave episodio che vede protagonista la classe arbitrale italiana, con minacce di morte per diversi giudici di gara

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Il calcio si sa, è lo sport del popolo, dove un tifoso si sente parte integrante della squadra che sostiene. Ma spesso, si va oltre ogni limite, sfociando in gesti deplorevoli. Negli ultimi mesi, a causa della Var, alcuni arbitri sono stati presi di mira, e nelle ultime ore è stata diffusa la notizia di un pacco contenente delle pallottole, indirizzata alla sede dell’Aia, in particolare per Nicchi e Rizzoli.

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La classe arbitrale italiana è sul piede di guerra, a causa delle tantissime critiche ricevute negli ultimi mesi. Possiamo affermare che la gran parte di esse sono esagerate ed immeritate. Si è raggiunto il culmine con la denuncia da parte di una fazione di tifosi laziali nei confronti dell’arbitro Di Bello, reo di non aver concesso un rigore in Lazio-Torino.

Quest’ultimo è stato convocato dall’associazione dei consumatori, come confermato dallo stesso presidente Nicchi: “L’arbitro Di Bello, dovrà comparire in tribunale davanti al giudice di pace. Per non aver dato un calcio di rigore è stato convocato dall’associazione dei consumatori: questa è una cosa gravissima. Come facciamo a mandare ad arbitrare un ragazzo sapendo che potrebbe subire questa sorte? Tra l’altro di recente si sono tenuti anche sit-in e non c’è stata una parola da parte di nessuno“.

Ritornando al discorso che avevamo accennato in apertura, l’episodio che ha creato più scandalo non ha nulla a che fare con il calcio. Gli arbitri, in particolare Rizzoli e Nicchi sono stati minacciati di morte, facendo recapitare delle pallottole alla sede dell’Aia. Il “primo” giudice di gara ha rilasciato delle dichiarazioni in merito, esprimendo tutta la sua amarezza per questa vicenda surreale:

“Nella sede dell’Aia sono arrivati plichi con pallottole indirizzati al sottoscritto, al vicepresidente e a Rizzoli: abbiamo informato la Digos e il Viminale. Ci sono tesserati della Federcalcio che parlano di malafede della classe arbitrale: non ho sentito una parola da parte di nessuno. Un giornalista ha anche dichiarato in una trasmissione: “In guerra si va sparando, bisogna sparare agli arbitri”. Lo abbiamo denunciato e seguiremo gli sviluppi della vicenda, ma a seguito di questo episodio abbiamo ricevuto plichi con pallottole“. 

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Nato ad Avellino nel maggio '95 è un giornalista, attivista antimafia e talvolta scrittore un po' troppo malinconico. Grande appassionato di sport, divoratore di libri e ascoltatore incallito dei Pearl Jam.

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