Cronaca
Caccia, cosa prevede il disegno di legge: più libertà per i cacciatori, protestano gli ambientalisti
Il governo modifica la storica legge 157 del 1992: più armi consentite, tre giorni di caccia a settimana e possibilità di trattenere i cinghiali abbattuti. Legambiente: “Un passo indietro di 60 anni”

La nuova Legge caccia 2025, presentata dal governo sotto forma di disegno di legge, introduce modifiche sostanziali alla normativa che regola l’attività venatoria in Italia. Tra armi consentite, limiti settimanali e nuove disposizioni sulla gestione dei cinghiali, il provvedimento ha già acceso il dibattito pubblico, con critiche da parte di ambientalisti e opposizioni.
Cosa cambia con la Legge sulla caccia del 2025
Il testo, articolato in 18 punti, riscrive in parte la legge 157 del 1992, storica cornice normativa in materia venatoria. Le principali novità toccano tre aspetti fondamentali: le armi utilizzabili, le giornate di caccia autorizzate e le regole per trattenere la selvaggina abbattuta, con particolare riferimento ai cinghiali.
Nuove armi ammesse per l’attività venatoria
La Legge caccia 2025 amplia l’elenco delle armi consentite: oltre ai tradizionali fucili a canna liscia fino a due colpi, saranno ammessi anche fucili semiautomatici, combinati con canne rigate, e archi. In particolare, per la caccia al cinghiale si potrà utilizzare un caricatore con un massimo di cinque cartucce, superando il limite standard di due.
Caccia limitata a tre giorni settimanali
Un altro punto chiave riguarda il numero massimo di giornate settimanali in cui sarà possibile esercitare la caccia: non più di tre. Viene inoltre sancito lo stop assoluto nei giorni di martedì e venerdì, con alcune eccezioni legate alla caccia selettiva o ad altre specie autorizzate su proposta del Comitato tecnico faunistico-venatorio, sentito l’Ispra.
Legge sulla caccia del 2025, controllo dei cinghiali e trattenimento della selvaggina
Una delle novità più controverse è la possibilità, per agricoltori e conduttori di fondi muniti di licenza venatoria, di partecipare al controllo dei cinghiali e di trattenere i capi abbattuti, purché sottoposti ad analisi igienico-sanitarie. Una misura che il governo ritiene utile per contenere i danni causati dalla fauna selvatica, ma che le associazioni ambientaliste considerano rischiosa.
Le reazioni: proteste da Legambiente e opposizioni
Le critiche non si sono fatte attendere. La protesta di Legambiente, che ha definito il testo “inaccettabile”, accusando il governo di voler cancellare decenni di politiche a tutela della fauna. Il presidente dell’associazione, Stefano Ciafani, ha lanciato un appello alla premier Meloni affinché blocchi la norma, nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione che tutela ambiente e biodiversità.
Dure anche le parole della deputata del Partito Democratico, Eleonora Evi, che accusa l’esecutivo di “accanimento ideologico contro gli animali selvatici”. La capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella, ha invece annunciato una proposta di legge per modificare l’articolo 842 del Codice Civile, che oggi consente l’accesso dei cacciatori ai terreni privati.