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Willy è stato ucciso due volte: prima dalle botte, poi dall’ignoranza

Una vicenda che ci sbatte in faccia una società che è il parallelo di una giungla, dove ci sono prede e predatori, dove vige la legge del più forte, dove c’è sempre una becera soluzione per spiegare anche gli episodi peggiori

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Willy
Foto: farodiroma.it

Willy stava trascorrendo una serata come le altre, in giro per la città per cercare un po’ di divertimento, fare due chiacchiere e qualche risata con gli amici. Una serata di fine estate, che trascorreva spensierata, a Colleferro, portando con sé l’angoscia della bella stagione che ormai è ai titoli di coda.

Tutto normale per un ragazzo di 21 anni, che è nel fiore della vita, dove sogni, ambizioni ed obiettivi si accavallano così tanto da non riuscire a distinguerli, creando quella confusione sul futuro che verrà tipica della giovinezza.

Ma non si è tutti uguali, nel bene ed in questo caso, nel male. Dall’altra parte della medaglia c’è chi va a caccia tra le strade della movida. Alla ricerca del poveretto, dello sfortunato di turno, della preda che, una volta individuata, va annientata.

Calci, pugni, gomitate, chi più ne ha più ne metta. Senza motivo, senza spiegazioni. Bisogna soddisfare il desiderio di onnipotenza, prepotenza e grandezza che sgomita per uscire. La legge del più forte, se solo vivessimo in una giungla.

Questa è stata la sorte del povero Willy, che si è trovato nel mirino di quattro assassini, che lo hanno tenuto giù per 20 minuti. Un’eternità. Ovviamente c’è stato poco da fare per il ragazzo, che è deceduto poco dopo essere stato portato in ospedale.

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Conseguentemente e in modo tempestivo, gli aggressori sono stati arrestati e le loro generalità sono salite alla ribalta dei media nazionali e dei social. Da questo momento, Willy è stato ucciso per la seconda volta.

Non esiste, ad oggi, una condanna unanime, si va alla ricerca di qualcosa di esterno ai quattro incriminati, che li abbia spinti a questo gesto di inaudita violenza. Un capro espiatorio, dalle soluzioni ‘semplici’, ma tutt’altro che giuste. Lo si trova nella disciplina di arti marziali che sono soliti praticare, la MMA. La soluzione meno adatta sarebbe bandire questo sport. Lo si trova, il capro espiatorio, anche nel colore della pelle e nelle origini della vittima. Altro becero problema, altra becera soluzione.

Nessuno fa caso a quanto l’odio venga fomentato di giorno in giorno, serpeggiando silenziosamente tra la gente per poi manifestarsi scoppiando come una bomba. Al fatto che avevano tutti dei precedenti, che erano noti per la loro violenza gratuita, ma nonostante questo erano a piede libero.

Qualsiasi argomentazione va bene pur di distogliere l’attenzione dalla realtà, che ci mette davanti agli occhi una società dove i valori morali sono venuti via via a mancare; dove il buon senso non esiste più; dove bisogna guardarsi le spalle ed è un reato essere deboli, far parte di qualche tipo di minoranza.

Tutto si sta trasformando sotto il nostro naso, nell’indifferenza generale, nell’uso comune del relegare il tutto a qualcosa di episodico. Intanto, l’ennesimo giovane ha perso la vita, e con lui è morto un altro pezzo di umanità, che non sarà mai più restituito.

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Nato ad Avellino nel maggio '95 è un giornalista, attivista antimafia e talvolta scrittore un po' troppo malinconico. Grande appassionato di sport, divoratore di libri e ascoltatore incallito dei Pearl Jam.

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