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L’istituto della separazione in Italia: analisi delle possibili opzioni per sciogliere il matrimonio

Una breve guida per chiunque stia prendendo la difficile decisione di separarsi e desidera conoscere le strade da percorrere

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Sentenza Tribunale

Nella società odierna sono ormai molti i matrimoni per i quali non è previsto un lieto fine. La separazione ed eventualmente il divorzio sono pratiche sempre più diffuse, e non sorprende che anche la giurisprudenza sia stata investita da importanti cambiamenti a riguardo. Questi hanno a che fare principalmente con la semplificazione dell’iter da seguire per procedere alla separazione e al divorzio, procedimenti che in alcuni casi possono avere tempistiche davvero eccessive e gravare pesantemente sul carico di lavoro dei tribunali.

Questo articolo è una breve guida per chiunque stia prendendo la difficile decisione di separarsi e desidera conoscere le strade da percorrere. Il consiglio di massima rimane quello di affidarsi al buon senso di entrambe le parti e orientarsi su un procedimento consensuale, ma anche all’interno della separazione consensuale esistono diverse casistiche che andremo ad approfondire di seguito.

Cos’è la separazione consensuale?

La separazione consensuale è disciplinata dall’articolo 158 del codice civile, che mette a punto due principi fondamentali:

  • la necessità di omologa dell’accordo;
  • l’interesse dei figli.

In altri termini, l’articolo stabilisce chiaramente che perché la separazione abbia effetto è necessario un provvedimento da parte del giudice. Il secondo comma, invece, tratta l’eventualità in cui ci siano dei figli: il giudice ha il dovere di assicurarsi che le condizioni di separazione rispettino l’interesse e il bene degli stessi.

È bene ricordare che con la separazione vengono sospesi tutti gli effetti civili del matrimonio ed è un passaggio imprescindibile per il divorzio: ciò significa che, anche qualora una coppia fosse convinta di voler sciogliere il matrimonio, non potrà in alcun caso divorziare senza prima separarsi.

Il ricorso in Tribunale

Il metodo tradizionale per avviare la pratica di separazione consensuale è depositare in Tribunale un ricorso congiunto indirizzato al Presidente del Tribunale. In questo devono essere contenuti i vari termini dell’accordo e la documentazione richiesta. L’udienza viene fissata entro cinque giorni dalla ricezione del ricorso; qui sarà obbligatorio un tentativo di riconciliazione (che alla fine dei conti è per lo più formale), nel quale le due parti vengono ascoltate dal Presidente del Tribunale. Se i due coniugi confermano l’intento di separarsi, il Presidente legge il verbale con gli accordi e le due parti lo sottoscrivono. Il fascicolo è quindi trasmesso al Collegio che emette il Decreto di Omologazione con il quale si chiude la procedura.

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La negoziazione assistita

Una soluzione che non prevede il ricorso al Tribunale è affidarsi a un avvocato esperto in materia di negoziazione assistita. In questo caso i due coniugi non dovranno mai presentarsi in Tribunale, perché è l’avvocato stesso a occuparsi della redazione dell’accordo comprensivo delle clausole di separazione, il quale viene poi trasmesso al P.M. Quest’ultimo ha il compito di autorizzare la separazione dopo aver verificato che l’accordo non contenga clausole contrarie all’interesse dei figli. La negoziazione assistita è un procedimento abbastanza rapido, dai costi contenuti e poco impegnativo a livello mentale, pertanto è un’opzione sempre più diffusa dalle coppie in procinto di separarsi.

La dichiarazione davanti al sindaco

La strada più semplice in assoluto per separarsi è la dichiarazione in Comune davanti al sindaco. Tuttavia, è un’opzione non disponibile per tutte le coppie, dato che sono previsti i seguenti requisiti:

  • assenza di figli minori oppure maggiorenni portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti;
  • assenza di clausole relative ai trasferimenti patrimoniali all’interno dell’accordo.

Ad ogni modo, per le coppie che ne hanno diritto la dichiarazione in Comune può davvero essere un’ottima soluzione per separarsi in tempi brevi. Sarà sufficiente effettuare una semplice richiesta al Comune presentando alcuni documenti (atto di matrimonio, certificato di residenza e stato di famiglia, dichiarazioni dei redditi, copia dei codici fiscali).

Cos’è la separazione giudiziale?

Se i due coniugi non riescono a trovare un accordo, si procede necessariamente alla separazione giudiziale. Sconsigliabile per i tempi lunghi e i costi maggiori, è una sorta di ultima spiaggia alla quale si giunge quando trovare un punto d’incontro appare davvero impossibile. In questo caso, uno dei due coniugi fa richiesta al Presidente del Tribunale di esprimersi con una sentenza di separazione coniugale volta a regolare i rapporti tra i coniugi. In questa prima fase, nell’udienza di comparizione il Presidente del Tribunale si occupa del tentativo di riconciliazione e, se questo fallisce, delle decisioni in merito a provvedimenti provvisori e urgenti. Successivamente c’è la fase istruttoria, più lunga e complessa, ossia il processo vero e proprio al termine del quale la sentenza di separazione definitiva stabilirà la natura dei rapporti, patrimoniali e non, tra i coniugi.

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