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Cultura

“Gli indifferenti” (alla storia), Nocera Superiore

Viaggio attraverso quella che è a tutti gli effetti come una città sepolta. Una storia, questa, che troppo spesso sottovalutiamo, e alle volte calpestiamo

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Anfiteatro romano di Nuceria
foto: Antonio Cangiano

Cos’è la storia? Se definissimo la storia come un insieme di vicende e dati raccontati seguendo un ordine cronologico e un imperativo d’imparzialità, daremmo una definizione giusta, eppure superficiale. Suggerendo un’immagine metaforica, potremmo pensare alla storia come a un enorme bagaglio che l’umanità porta con sé, un bagaglio che aiuta a definire concretamente l’identità di ogni singolo. È un bagaglio che pesa perché pieno di responsabilità. Calpestiamo la storia. Succede nelle grandi città, dove monumenti e resti archeologici sono teatro dell’inciviltà di molti (turisti e non). Succede anche nelle piccole città, dove l’indifferenza schiaccia la storia, pretendendo di dimenticarla. Non a caso, già in un articolo del “Corriere della Sera” del 7 giugno 1958, il giornalista e archeologo Amedeo Maiuri, in un articolo intitolato “un prete e suo fratello astronomo scoprono l’anfiteatro di Nocera”, definiva Nocera Superiore “una delle più storiche e ignorate città della Campania”.

La città sepolta. Il 1958 fu l’anno di una grande scoperta: i fratelli Fresa annunciarono di aver scovato l’anfiteatro di Nuceria Alfaterna, uno dei più grandi anfiteatri della Campania, lungo 120 m e largo 102 m, più grande persino di quello di Pompei. Trentadue anni prima, nel 1926, Don Matteo Fresa insieme ad altri frati, scavando nei pressi del convento francescano di Santa Maria degli Angeli al fine di realizzare un pozzo, rinvenne due statue, l’una raffigurante un cerbiatto e l’altra appena abbozzata. Si stima che siano diversi gli accessi all’anfiteatro. L’unico oggi accessibile si trova in Via Anfiteatro, in una zona privata. Scendendo per questo accesso ci si trova di fronte a un ambulacro ellittico, dove si può notare un fregio in stucco che adorna i vari corridoi di accesso. Proprio dall’andamento delle case erette sul vecchio anfiteatro, si può ipotizzare il perimetro dell’anfiteatro stesso.

La storia nella storia. La scoperta di questo anfiteatro aggiunge un tassello alla storica rivalità tra Pompeiani e Nocerini, rivalità che si esauriva proprio nei rispettivi anfiteatri delle due città. Anche lo storico Tacito, negli Annales, descrisse un fatale scontro tra le due fazioni avvenuto nel 59 d.C. nell’anfiteatro di Pompei:

Un futile incidente provocò un orrendo massacro fra i coloni di Nocera e quelli di Pompei: avvenne durante un combattimento di gladiatori dato da Livineio Regolo. Come avviene di solito nei piccoli centri, si cominciò con dei lazzi alquanto pesanti, poi volarono pietre e si finì col giungere alle armi. La plebe di Pompei ebbe la meglio. Molti Nocerini furono portati a casa mutilati nel corpo…” (Annales, libro XIV).

La voce nel silenzio. Le parole dello storico e il rinvenimento stesso del “gigante sepolto” sembrano essere soltanto l’eco di una storia che nessuno vuole sentir più raccontare. Non è così per molti e per molte associazioni. Tra queste potremmo menzionare “RiScopriamo Nuceria”, associazione di volontari guidata da Carmine Montalbano, che da tempo cerca di rompere con la propria voce un silenzio che dura da troppi anni. Chissà quanti tesori si nascondono quelle rovine e quanti altri ancora sotto i nostri piedi. Calpestiamo la storia.

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Miriam Apicella

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