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Autocertificazione coronavirus, comprovate esigenze lavorative: cosa rischia chi lavora in nero?

Ecco cosa accade quando si lavora senza un contratto regolare e si indica la comprovata esigenza lavorativa come motivazione per i propri spostamenti

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Lavoro Ufficio
foto: pixnio.com

A seguito del DPCM del 9 marzo 2020, che riguarda alcune misure da adottare contro il contagio da coronavirus, sono imposte restrizioni agli spostamenti dei cittadini: per poter raggiungere il posto di lavoro bisogna essere dotati di un’autocertificazione da compilare e presentare alle forze dell’ordine qualora fermati. In essa è necessario specificare la ragione per cui di stata circolando, invece di stare in casa. Tra le casistiche previste, rientrano le comprovate esigenze lavorative. Ma cosa rischia chi invece lavora in nero e non ha un regolare contratto? Si può essere denunciati? Ecco un’analisi della problematica.

Autocertificazione coronavirus e lavoro in nero: ecco come funziona

Il contratto di lavoro in nero non è un contratto inesistente ma, contrariamente a quanto si possa pensare, ha alla base un normalissimo rapporto subordinato. Tant’è vero che, in assenza di retribuzione o di pagamento degli straordinari, del Tfr o dei contributi, il ‘dipendente’ può tutelarsi ricorrendo al giudice per far accertare il rapporto di lavoro e ottenere quanto gli spetta.

Di conseguenza chi nel modulo di autocertificazione dichiara di lavorare, seppur lo faccia in modo irregolare, cioè lavora a nero, non sta dicendo alcuna falsità e non potrà subire alcuna conseguenza né penale, né di altro tipo.

Ricordiamo infatti che il lavoro in nero implica conseguenze sul piano amministrativo solo per il datore di lavoro. La polizia peraltro non è tenuta a chiedere la prova di quanto autocertificato, pretendendo ad esempio l’esibizione del contratto di lavoro.

Dunque, tutto ciò che compete alle forze dell’ordine è di verificare se la persona si sta dirigendo effettivamente dove ha dichiarato.

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In sintesi, il rapporto di lavoro in nero è un rapporto di lavoro di fatto, del tutto lecito, presentando delle irregolarità ma esclusivamente sul piano fiscale. Si può quindi ben autocertificare di recarsi al lavoro anche se non si ha un regolare contratto , ovviamente facendo comunque attenzione alla reazione del datore di lavoro che potrebbe non avallare la vostra dichiarazione seppur non mendace.

Nata a Nocera Inferiore il 16 novembre 1989, laureata in giurisprudenza nel 2017 presso l’Università “Federico II” di Napoli, e nel 2019 specializzata in professioni legali. Intraprendente, pragmatica e caparbia rispetto agli obiettivi che si pone. Da sempre attiva nel campo dell’associazionismo a promozione della legalità. Ama cucinare, esplora il mondo viaggiando e colleziona maglie da calcio.

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